È in realtà il frutto di una incessante ricerca iconografica, magistralmente ricondotta a costanti stilemi, che da trent’anni applica con sostanziale indifferenza sulla pelle delle cose o sulla superficie dei corpi, e capace di scrivere un breve quanto singolare capitolo nella caleidoscopica storia del design italiano.

L’amore per la natura, per l’universo, per la vita che ci appartiene e a cui apparteniamo, si manifesta anche come amore per le cose, e non solo le creature del mondo ma anche gli oggetti quotidiani che ci circondano. Ma non c’è amore senza interesse, e l’interesse per le creature del mondo e gli oggetti quotidiani si esprime nell’artista e designer Anna Gili come interesse per il segno, la traccia, la forma visibile: in una sola parola, la semiotica del loro apparire.
Il mondo è una foresta di simboli, si potrebbe ripetere con Baudelaire, ma soprattutto- per la Gili- è una foresta semiotica, una foresta di tracce, segni, splendidi geroglifici della natura del cui alito- cosmico spirito animale- anche e soprattutto un artista del design deve fare tesoro. 

La Gili sembra affascinata da quel linguaggio muto  dei sogni che rimanda al linguaggio del mistero.

Roberto Carracci

È in realtà il frutto di una incessante ricerca iconografica, magistralmente ricondotta a costanti stilemi, che da trent’anni applica con sostanziale indifferenza sulla pelle delle cose o sulla superficie dei corpi, e capace di scrivere un breve quanto singolare capitolo nella caleidoscopica storia del design italiano.

L’amore per la natura, per l’universo, per la vita che ci appartiene e a cui apparteniamo, si manifesta anche come amore per le cose, e non solo le creature del mondo ma anche gli oggetti quotidiani che ci circondano. Ma non c’è amore senza interesse, e l’interesse per le creature del mondo e gli oggetti quotidiani si esprime nell’artista e designer Anna Gili come interesse per il segno, la traccia, la forma visibile: in una sola parola, la semiotica del loro apparire.
Il mondo è una foresta di simboli, si potrebbe ripetere con Baudelaire, ma soprattutto- per la Gili- è una foresta semiotica, una foresta di tracce, segni, splendidi geroglifici della natura del cui alito- cosmico spirito animale- anche e soprattutto un artista del design deve fare tesoro. 

La Gili sembra affascinata da quel linguaggio muto  dei sogni che rimanda al linguaggio del mistero.

Roberto Carracci