ABITO SONORO - SONOROUS GARMENT P.A.C MILANO 1984

Da tempi lontani, nella tradizione colta in quella popolare, il “ Vestito sonoro  è un mito musicale, uno strumento inaccessibile. Anna Gili entra in questa storia: il suo abito monumentale-una specie di origami fuori misura, un enorme insetto bianco e oro dalle ali sempre aperte- è fatto di forme e materiali che suonano secondo i gesti del corpo: la frizione fra i tessuti,  metalli, pendagli, corpo e pavimento produce molte gamme di suoni, da un sottile fruscio a un esasperato rimbombo.

Dal rumore del corpo rumore del mondo: il respiro, il battito misterioso del cuore, Il ritmo del passo, il canto del gallo e il messaggio del cosmonauta. Il mondo come sistema sonoro. Vestirsi di suono, collegare la sperimentalità musicale del corpo alla disponibilità fonica mondo: dal corpo sonoro al mondo sonoro attraverso il vestito sonoro, qualcosa in intuitivo ed isolato, una guaina che rinserra il corpo obbligandola gesti minimi, controllati, formali, gotici, un astratto manto per la cerimonia di un sacerdote spaziale…”

A.M. (Domus 653 settembre 1984)

VESTITO DI FIORI - PERFORMANCE FIORUCCI 1987

Anna Gili è una sperimentalista ha lavorato con molti materiali e i suoi metodi hanno sorpassato le barriere fra moda design teatro.

É pura arte decorativa il primo vestito è la foglia di fico, poi la gonnellina di frutta dei selvaggi. La Tessitura grezza arcaica è come una riorganizzazione del vegetale di origine selvaggia. Negli anni 50  l’abito femminile decorato  è una trasposizione nell’ essere moderno, essere vestiti di fiori. Anna Gili afferma :”Ho riportato allo stato naturale quei fiori e foglie che erano stati appiattiti e resi astratti sui tessuti”. É un’operazione bucolica, ricrea un rapporto estetizzante tra la persona e la natura tramite un vestito di fiori che fa traspirare l’aria, è fresco, profumato e lascia intravedere il corpo. Si ricollega all’epoca del Barocco quando grandi festoni di frutta e foglie addobbavano sale da pranzo e le tavola apparecchiate nei giardini.

PERSONE DIPINTE - MUSEO ALCHIMIA MILANO 1986

Truccare il corpo umano, disegnandolo e dipingendolo, è una costante nella storia dell’essere umano, dal teatro Kabuki agli Indiani d’America e alla Body Art.

La cura della bellezza, che ognuno di noi dedica a sé stesso al mattino davanti allo specchio, è un’interpretazione della personalità una sorta di autoritratto.

In questa breve, difficile e delicata mostra performance, viene condotto un esperimento espressivo in questo senso.

Il tema è il corpo maschile, il cui trucco è trattato come un’opera estetica in sé e appartiene ai linguaggi della pittura, avendo come riferimento più la storia del ritratto che quella dell’uso.

Per una sola sera, infatti, sono esposte sette persone truccate, come pitture sculture viventi contro pareti con sfondi a mosaico con decorazioni simili ai volti.

Alessandro Mendini, Flash Art 1986

PERSONE:
Guglielmo Berchicci
Luigi Cutore
Nere Gratis
Giorgio Gregori
Alessandro Guerriero
Alessandro Ruiz
Marco Russo

Trucchi realizzati da:
Paolo Benincasa, Bruno Biagi, Umberto Danelli, Bruno Gregori, Adalberto Pezzaioli, Riccarda Viti, Giulio Zennoni.

Abiti realizzati da Nicolao Atelier

Gioielli realizzati da Argenteria de Vecchi

Mosaici
Progetto di Giorgio Gregori Alchimia
Realizzati dall’associazione mosaicisti di Ravenna

Hair Stylist
Ambrogio Del Corno